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Curiosità sul mondo dei mici

I gatti e la musica

Chi non ricorda gli Aristogatti, il famoso film della Disney che aveva per protagonisti un gruppo di mici diventati di colpo milionari? E come si possono dimenticare le divertentissime scene in cui la banda del gatto Romeo si esibiva in una sfrenata jazz-session? Da quel cartone animato si capiva che i gatti hanno uno spiccato senso musicale. Ed è proprio così.

Chiunque viva con un gatto è pronto a giurare che ama la musica. Non solo, ma che sia anche in grado di fare una netta distinzione tra i generi, preferendo la musica classica e da camera, a quella rock. Un micio placidamente addormentato sul divano, mentre dallo stereo si diffondono le note di Mozart, appare certo come un intenditore. Sa godersi la vita, viene da dire. Ma è davvero così? I gatti amano davvero ascoltare la musica classica?

Gli effetti della musica sugli animali e i misteri della musicoterapia non sono ancora stati spiegati fino in fondo. Si sa per certo che le galline producono più uova e le mucche più latte se ascoltano musica classica, così come le guarigioni sono più rapide se nella cura rientra anche Mozart o Bach. Questo ci fa capire che “qualcosa” nella musica ha un influenza positiva sullo stato d’animo, umano e animale. E se funzione per una gallina, è impossibile pensare che non sia lo stesso anche per il gatto, sensibile e dotato di senso artistico per natura. Tutto questo ovviamente rimane nel campo delle ipotesi ma le preferenze musicali del micio si possono spiegare anche in altro modo.

Il nostro piccolo amico possiede un udito tra i più fini in assoluto del regno animale. Le sue orecchie sono “sintonizzate” sui più lievi rumori causati dai piccoli animaletti di cui va a caccia, ad esempio il flebile squittio di un topolino. Noi possiamo percepire suoni fino a 20 mila cicli al secondo. I gatti arrivano fino a 65 mila cicli al secondo e c’è chi pensa che possano arrivare addirittura a 100 mila cicli al secondo, riuscendo ad avvertire suoni che sono alla portata solo dei pipistrelli. Inoltre i gatti possono distinguere con una precisione del 75%, tra due suoni che provengono da due fonti diverse, separate da soli 8 centimetri, e distanti un metro da lui. Davvero portentoso. E per tornare nel campo della musica, bisogna anche dire che il micio possiede il cosiddetto “orecchio assoluto” come pochi tra i più grandi direttori d’orchestra. Arturo Toscanini, ad esempio, aveva questo dono, una capacità che permette di individuare le differenze tra due note quasi simili tra loro, diverse solo di un decimo di tono.

Con un simile udito è comprensibile che il gatto detesti i rumori forti. I mici infatti non si trovano bene nelle case dove la gente urla, le porte sbattono e la musica è suonata a tutto volume. E dal momento che, generalmente, il rock lo si ascolta a volume elevato, si capisce come sia possibile che il micio preferisca invece la musica da camera.

Non è tutto però. C’è anche un’altra ragione. Quando noi ascoltiamo la musica classica inevitabilmente ci rilassiamo. In genere la si ascolta alla sera, dopo una giornata di lavoro, oppure quando si ha del tempo libero e si vuole riposare sul serio. E se ci rilassiamo, il nostro micio si rilassa insieme a noi. E’ infatti in grado di capire con precisione le nostre sensazioni e il nostro umore. Lo fa leggendo i messaggi che inconsciamente lanciamo con il corpo, messaggi che in questo caso gli fanno capire come tutto sia a posto. Allora è inevitabile che, mentre siamo seduti in poltrona ad ascoltare una sinfonia di Beethoven, il nostro piccolo amico ci salti sulle ginocchia e si metta comodo. “Ti piace Beethoven dunque” diciamo accarezzandolo. Lui alza il musetto, ci guarda socchiudendo gli occhi, e ci risponde facendo sonoramente le fusa.

ROBERTO ALLEGRI

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