home micimiao

Curiosità sui gatti

micimiao

 

Gatti e topi

Quella tra gatto e topo è una guerra che dura da sempre. Secondo un’antica leggenda, cominciò sull’arca di Noè durante il diluvio universale. Noè si accorse che i topi minacciavano la dispensa e allora chiese aiuto al leone, che era il re degli animali e quindi il più saggio. Questi sbuffò e dalle sue narici uscirono due gatti, un maschio e una femmina, che in fretta risolsero il problema.

Fu proprio l’inimicizia tra gatto e topo a porre le basi per il rapporto tra gli uomini e i piccoli felini. I primi ad allevare i mici furono infatti gli antichi egizi, che li tenevano nei magazzini per difendere dall’attacco dei roditori le enormi quantità di grano accumulato. Quei granai diventavano vitali nei periodi di carestia e quindi si comprende molto bene per quale motivo i gatti venivano considerati come divinità.

Dice un vecchio adagio tedesco che “tanto è nemico dei topi il gatto del contadino, quanto quello del signore.” E un detto olandese recita: “Appendilo al collo del gatto e i topi non lo mangeranno”. Sono solo alcuni degli infiniti proverbi, creati nel corso dei secoli, che hanno per tema la rivalità tra gatti e topi.

In realtà il gatto non prova nessun odio particolare verso i topi, che per lui sono prede naturali come gli uccelli e i piccoli rettili. E’ invece l’uomo a provare un antico rancore verso i roditori, che insidiano le sue riserve di cibo, e per questo ha sempre incoraggiato il gatto nel cacciarli.

Alcuni mici “uccisori di topi” sono entrati addirittura nel Guinness dei primati. Ad esempio un soriano maschio vissuto in una fattoria del Lancashire, in Inghilterra. Durante i suoi ventitré anni di vita uccise più di 22 mila topi, con una media di circa tre topi al giorno. E una femmina che viveva a Londra, in sei anni catturò circa 12.500 roditori, con una media di più di cinque al giorno. Alfred Edmund Brehm, il grande zoologo tedesco dell’Ottocento, scrisse: “E’ incredibile il numero di topi e di ratti che un gatto può distruggere.”

Il segreto di simili “prestazioni” sta nella stupefacente rapidità di riflessi del gatto, nei suoi sensi sviluppatissimi (riesce a percepire lo squittio più acuto) e nella capacità di elaborare una strategia di caccia sempre diversa. E quando poi si avventa sulla preda, non dà alcun scampo. I canini del gatto infatti sono veri e propri organi di senso specializzati, capaci di individuare il punto giusto in cui mordere per uccidere la preda all’istante. È stato calcolato che il morso del gatto lascia al topo una sola possibilità di scampo su un milione. Per questa ragione Bruce Fogle, uno dei maggiori esperti mondiali di gatti, li ha definiti “squali delle praterie”.

Una volta si credeva, e purtroppo qualcuno lo pensa ancora oggi, che tenere il micio a digiuno è il modo migliore per fare di lui un cacciatore di topi migliore. In realtà, un gatto denutrito tende ad allargare il suo territorio e quindi ad andare a cacciare sempre più lontano da casa. Invece un gatto “con la pancia piena” rimane ugualmente un cacciatore di prim’ ordine. Contrariamente a quello che si pensa infatti, il micio non uccide i topi solo quando è affamato. Per lui la caccia è prima di tutto un divertimento, una necessità psicologica. E’ un predatore, e come tale prova un immenso piacere nell’inseguire, nel catturare e nel trionfare sulla preda. Come ha osservato Paul Leyhausen, etologo esperto di gatti, i piccoli felini amano maggiormente la caccia in se stessa e poi, in secondo piano, l’uccisione e il mangiare la preda.

Il gatto uccisore di topi però, non viene sempre elogiato. Esiste anche il rovescio della medaglia. In alcuni paesi dell’Oriente infatti, il micio gode di una cattiva fama. Secondo la tradizione, quando Buddha si ammalò, fu un topolino ad incaricarsi di portargli ogni giorno la medicina. Finchè non venne catturato e ucciso da un gatto. Per questa ragione il micio fu l’unico animale a non essere invitato al funerale di Buddha.

Roberto Allegri


 

indice cuoriosita
Torna a inizio pagina