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L'alimentazione dei gatti

Alimentazione: Dieta e malattie.

DIETA E MALATTIE

La dieta di un gatto varia a seconda delle fasi della sua vita, quindi se un soggetto è malato o obeso avremo cura di modificare l'alimentazione secondo le sue esigenze. Di seguito diamo alcune indicazioni di quali possono essere le esigenze in presenza di alcuni disturbi, ma la formulazione di un regime alimentare idoneo dovrà sempre essere consigliata dal vostro veterinario.

ALLERGIE ALIMENTARI:

possono manifestarsi con diarrea o problemi cutanei di varia natura (prurito, ecc.). Bisogna in questi casi identificare ed eliminare i cibi che producono allergia e somministrare mangimi ipoallergenici o alimenti freschi idonei.

OBESITA':

problema tipico dei gatti che vivono esclusivamente in casa, senza fare movimento. La dieta più idonea, in questo caso, deve essere povera di zuccheri digeribili e di grassi ma ricca di fibre, in modo da ridurre l'apporto di calorie. Esistono in commercio alimenti dietetici, non si tratta di una ghiottoneria né di cibo comune. Metà alimento e metà farmaco, questo cibo contiene pochi minerali come il calcio, il fosforo e il magnesio. In scatola o sotto forma di crocchette, viene utilizzato per correggere ciò che non funziona nell'apporto dietetico del tuo micio.

CALCOLI URINARI:

molto frequenti nei gatti maschi, sopratutto se di una certa età e se vivono in appartamento. La dieta dovrà essere altamente energetica e povera di magnesio, e formulata in modo da rendere acide le urine.

DIABETE MELLITO:

i gatti che ne sono affetti devono essere nutriti con una dieta particolarmente bilanciata per quantità e valore nutritivo, in modo da stabilire un dosaggio costante di insulina. In questo caso si farà uso di alimenti che assicurino un buon contenuto di fibra e uno ridotto di zuccheri.

DIARREA E VOMITO:

se uno o entrambi di questi sintomi appaiono improvvisamente, sarebbe buona norma far digiunare il gatto per almeno 24 ore e quindi, se il disturbo non si risolve, rivolgersi al veterinario.

INSUFFICIENZA CARDIACA:

anche se, rispetto al cane, nel gatto è una patologia poco frequente, qualora si verifichi è buona norma adottare una dieta povera di sodio.

INSUFFICIENZA RENALE:

patologia molto frequente nella specie felina. Per alleggerire il lavoro dei reni, si deve somministrare una dieta con ridotto apporto di proteine, fosforo e sodio.

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Gatti troppo ciccioni

Le statistiche dicono che un in Italia un adulto su tre, vale a dire circa il 33.4%, è in soprappeso. La colpa a detta degli esperti è delle sbagliate, spesso pessime, abitudini alimentari sbagliate e della poca attività fisica.
A quanto pare però, anche i gatti italiani hanno qualche problema con i chili di troppo. Una recente indagine ha infatti presentato risultati con le stesse percentuali di quelle che riguardano le persone: un gatto su tre è obeso.
Si tratta di un problema che non interessa solo gli animali che vivono nel nostro Paese ma un po’ tutti quelli d’Europa e anche d’oltre Oceano. Alcuni di questi gatti sono addirittura diventati famosi proprio per il loro peso da record. Ad esempio Himmy, un soriano che viveva in Australia e che poco prima di morire, all’età di dieci anni, pesava 21,3 chili, con una circonferenza del corpo di ben 84 centimetri. Altri “pesi massimi” erano Poppa, un micio di Newport in Inghilterra che pesava 20,19 chili e Edward Beer di Sydney che sfiorava i 22.
Sembra proprio che i mici assimilino le cattive abitudini dei loro padroni in fatto di alimentazione. E non è una cosa che deve far sorridere o riempire di orgoglio. Non deve farci felici perché siamo più vicini ai nostri animali, compagni anche nei vizi. Invece notizie del genere ci devono caricare di responsabilità per la loro salute. Un micio obeso corre rischi molto seri, va incontro a problemi digestivi, ad artrosi, a disturbi cardiaci e respiratori e persino al diabete. La sua struttura fisica, per quanto robusta come quella di un atleta, non è fatta per sorreggere pesi eccessivi e quindi tutto l’organismo di un gatto sovrappeso invecchia prematuramente.
Non ci sono scuse: se un micio è troppo grasso la colpa è solo ed esclusivamente di chi lo accudisce. Ed è un problema che non coinvolge solo il cibo.
I gatti domestici, ormai cittadini a tutti gli effetti, sono per la maggior parte “sedentari”. Fanno una vita tranquilla, dormono moltissimo, si muovono poco e bruciano quindi poche calorie. Inoltre vengono quasi tutti sterilizzati, un’operazione che soprattutto nel caso delle femmine, facilità l’aumento di peso. Tenendo conto di tutto questo, i padroni non devono rincarare la dose riempiendo a dismisura la ciotola della pappa.
Tutti a dieta, allora? Sì, ma senza drastiche misure. A meno che non sia il veterinario a consigliare regimi alimentari particolari, in presenza di seri disturbi, mettere un po’ a dieta il gatto non è difficile. E’ sufficiente correggere la pessima abitudine di lasciare cibo a continua disposizione del micio. Di solito agiamo così pensando che sappia regolarsi da solo ma dimentichiamo che i gatti non mangiano solo quando hanno fame. Lo fanno anche per occupare il tempo, proprio come capita anche alle persone. Il gatto è un animale dotato di una vivida intelligenza, e quando è inattivo finisce con l’annoiarsi. Allora dirigersi alla ciotola per frequenti spuntini diventa per lui un modo per fare qualcosa, magari per abbreviare l’attesa del padrone fuori casa per lavoro, o l’attesa della primavera per poter uscire di casa.
Nella ciotola poi, mettiamo sempre abbondanti dosi di croccantini, non pensando che questi sono un alimento completo e non uno snack. Una porzione di 25 grammi di cibo secco contiene le stesse calorie di 100 grammi di cibo in scatola. E per un gatto una porzione di un etto è come per un uomo una porzione di cinque chili e mezzo di cibo.
Se abbiamo paura che il micio si annoi, e nello stesso tempo però lo vogliamo in forma, è meglio dargli giocattoli che pappa. Procuriamogliene di nuovi, che oltre a tenerlo occupato risvegliano la sua curiosità e mantengono il suo cervello attivo. E cerchiamo di trovare del tempo per farlo giocare. Farlo correre e saltare serve ad aumentare ancora di più il legame con lui e anche a fargli bruciare calorie in eccesso.

ROBERTO ALLEGRI

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I GATTI E LA POLENTA

Gli italiani che abitano al settentrione, sono grandi mangiatori di polenta. Questo piatto tradizionale e antico, le cui prime ricette scritte risalgono addirittura al 1500 e che viene descritto anche nei “Promessi sposi”, viene preparato in vario modo a secondo del luogo e della regione. Ci sono polente gialle, bianche, fatte di solo mais oppure con l’aggiunta di grano saraceno. E ci sono polente dure e altre morbide a alcune addirittura semi liquide. I nostri nonni raccontano spesso di come, ai loro tempi, la polenta fosse un alimento quotidiano, che veniva consumato caldo oppure freddo. Il grande Giovannino Guareschi, l’indimenticato autore di “Don Camillo” descrive spesso nei suoi racconti come un tempo, nella Bassa del Po’, si facesse colazione con latte caldo corretto col vino bianco e con fette di polenta.
Tutto si poteva pensare però tranne che la polenta fosse anche un cibo che piace ai gatti. Susan Pitcairn, esperta di alimentazione animale e autrice di diversi libri sull’argomento, sostiene che, se resa ancora più nutriente dall’aggiunta di una abbondante dose di carne, la polenta diventa un ottima pappa per il micio, molto energetica, ricca di proteine e carboidrati, ideale in modo particolare per le gatte che stanno per partorire e per quelle che allattano, condizioni che necessitano di un’alimentazione molto calorica.
Per scoprire se anche il nostro gatto di casa è un amante della polenta, proviamo a cucinare per lui questa semplice ricetta. Facciamo bollire 200 ml di acqua e quindi aggiungiamo circa 50 grammi di farina di mais, la comune polenta gialla. Lasciamo sobbollire a fuco lento il tutto per almeno mezz’ora e, quando la polenta è ben cotta, mettiamo un cucchiaino di olio di oliva e due etti di carne macinata di pollo, di tacchino oppure di manzo. Poi mescoliamo per bene e infine, se sappiamo che il nostro micio lo gradisce, mettiamoci anche un cucchiaio di formaggio grattugiato.
Il gatto pare gradisca anche un altro piatto nazionale italiano e cioè la pasta. È stato calcolato che nel nostro paese ogni persona consuma circa trenta chili di pasta all’anno. E sono molte le persone che danno gli spaghetti anche al micio di casa. Così come la polenta, anche la pasta è un cibo un po’ atipico per la dieta di un felino ma diventa un’ottima variante alle solite scatolette con l’aggiunta di proteine animali. E’ bene ricordare infatti che il gatto ha un elevatissimo bisogno di proteine. Il suo organismo è in grado di sintetizzare solo dieci amminoacidi essenziali e gli altri devono essere assimilati con il cibo. Uno di questi amminoacidi è la taurina, importante per il perfetto funzionamento del fegato, della digestione, dell’olfatto e della retina. Privato di questa sostanza, che si trova nella carne, il gatto può anche diventare in poco tempo cieco.
Allora mettiamo pure pasta nella sua ciotola ma sempre con pesce lesso, sardine, tonno oppure carne in scatola. La pasta migliore è quella che richiede poco tempo di cottura perché è più digeribile. E attenzioni alle porzioni.
Polenta e pasta sono alimenti ricchissimi di carboidrati che possono fare ingrassare un micio che fa poco moto, come quelli che vivono in casa. Le stime dicono che purtroppo un gatto su tre è in sovrappeso.
Vogliamo sapere se il nostro piccolo amico è troppo grasso? Utilizziamo il semplice test del dottor Buffington della Ohio State University. Accarezziamo il gatto lungo i fianchi: se non sentiamo le costole vuol dire che è ora di mettersi a dieta.

ROBERTO ALLEGRI

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